martedì 25 gennaio 2011

Jacques Derrida, Nietzsche e la macchina. Intervista con Richard Beardsworth (a cura di Igor Pelgreffi)


Jacques Derrida, Nietzsche e la macchina. Intervista con Richard Beardsworth, 2010, pp. 80, Isbn 9788857502120, Euro 10,00

L’intervista Nietzsche e la macchina, pubblicata nel 1994, rappresenta l’ultimo testo esplicitamente dedicato a Nietzsche da parte di Derrida, che vi coglie l’occasione per tracciare le linee di una valutazione retrospettiva, per certi versi inedita, di tutto il suo lavoro sul filosofo tedesco. Ma Derrida elabora anche un significativo aggiornamento della propria immagine di Nietzsche, mettendola a confronto con i principali temi etico-politici che caratterizzano la sua riflessione di quegli anni. Ne risulta un rilancio di Nietzsche, tanto potente quanto problematico, come pensatore dell’aporia e del futuro. Come può oggi la riflessione filosofica decifrare la struttura disconnessa, «out of joint», del reale e della storia, e sperare di incidervi? Solamente, suggerisce Derrida, assumendosi il rischio di partire, ogni volta, da un pensiero come quello di Nietzsche: costitutivamente inattuale, in sé pericolosamente disarticolato ed esposto alla contraddizione. Un pensiero che lavori fra l’interno e l’esterno della macchina filosofica.

Jacques Derrida (El-Biar 1930 - Parigi 2004) è uno dei più grandi filosofi francesi del Novecento. Conosciuto come “padre” del decostruzionismo, ha insegnato all’École Normale Supérieure, all’École des Hautes Études en Sciences Sociales e in diverse università americane. È stato fra i fondatori del Collège Intérnational de Philosophie. Fra le sue opere, tradotte in più di venti lingue, ricordiamo: La scrittura e la differenza (1967), Margini della filosofia (1972), Spettri di Marx (1993), Politiche dell’amicizia (1994). Di Mimesis: Il tempo degli addii (2006), Incondizionalità o sovranità (2008), Marx & Sons. Politica, spettralità, decostruzione (2008), Firmatoponge (2010), Avances (2010).

Richard Beardsworth (1961) è professore di Political Philosophy and International Relations presso l’American University di Parigi. Fra le sue opere ricordiamo: Derrida and the Political (1996), Nietzsche (1997).

Igor Pelgreffi si è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Bologna, con la tesi: Filosofia e scrittura. Nietzsche nell’interpretazione di Jacques Derrida. Attualmente è impegnato in un dottorato di ricerca in filosofia, presso l’Università degli Studi di Verona.

Giangiorgio Pasqualotto, Tra Oriente e Occidente. Interviste sul’intercultura ed il pensiero orientale


Giangiorgio Pasqualotto, Tra Oriente e Occidente. Interviste sul’intercultura ed il pensiero orientale (a cura di Davide De Pretto), 2010, pp. 194, Isbn 9788857502762, Euro 16,00

In un tempo che è sempre più ossessionato dalla costruzione di identità in cui rispecchiare le proprie miserie e nobiltà, è necessario ricominciare da principio. La forma dell’intervista o del dialogo con gli studenti, semplice e lontana da tecnicismi, costituisce la migliore introduzione ad un diverso modo di pensare che, concentrandosi sugli elementi fondamentali, fa emergere la portata concettuale delle esperienze filosofiche orientali, evitando le secche dell’esotismo e del monoculturalismo.

Giangiorgio Pasqualotto (Vicenza, 1946) insegna Estetica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova e Filosofia delle Culture presso il Master di Studi Interculturali della medesima Università. È direttore scientifico della Scuola Superiore di filosofia comparata di Rimini. Tra le sue pubblicazioni più recenti, East & West (Venezia 2003), Figure di pensiero (Venezia 2007), Dieci lezioni sul Buddhismo (Venezia 2008), Oltre la filosofia (Vicenza 2008), Taccuino giapponese (Udine 2008). Per i nostri tipi ha curato Per una filosofia interculturale (2008).

Davide De Pretto (Schio, 1977) ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia e Storia delle idee presso l’Università di Padova e collabora con le cattedre di Storia della filosofia e di Estetica della medesima Università.

Gaston Bachelard, Il poeta solitario della Rêverie


Gaston Bachelard, Il poeta solitario della Rêverie (a cura di Flavia Conte), 2010, Isbn 9788857502724, pag. 232, Euro 16,00

Se per risplendere magicamente il mondo ha bisogno della solitudine del poeta, Bachelard vi si immerge come in un’avventura onirica rigeneratrice che scopre nella propria forza metaforica la pienezza di una vita felice.
Il mondo della rêverie Bachelardiana è bello prima di essere vero e il sognatore vi si lascia guidare per attingere alla sorgente originale anche della nostra fantasia onirica, perché un autentico “istinto poetico”, dice Bachelard, abita l’essere di ogni uomo. Come in un libero gioco alchemico, sono le immagini semplici degli elementi primordiali a suggerire con le loro quattro potenze materiali una benefica esperienza di metamorfosi della parola. Da Baudelaire a Rilke passando per Eluard, Lautréamont, Kafka, per non parlare di Nietzsche e Valéry, il sognatore Bachelard ci induce a seguirlo nelle sue fantastiche migrazioni senza cercare di spiegarci le immagini; egli dà solo voce alla loro aurorale gratuità per prepararci a nuovi godimenti poetici.

Gaston Bachelard (Bar-sur-Aube 1884; Parigi 1962) è fondatore illustre dell’epistemologia contemporanea, interprete originale delle svolte teoriche della fisica-matematica novecentesca e promotore in Francia della stagione dell’“epistemologia storica”. Straordinario esploratore dei campi del sapere ben oltre lo specialismo scientifico di formazione, Bachelard solca la via di
un linguaggio filosofico inedito sull’immaginario poetico della rêverie di cui diviene nel nostro tempo il più geniale e sorprendente studioso. Tra le sue opere: Le nouvel esprit scientifique (1934), La psychanalyse du feu (1938), Le rationalisme appliqué (1949), Le materialisme rationnel (1953), La poétique de l’espace (1957), La poétique de la rêverie (1960).

Flavia Conte (1957), allieva di Emanuele Severino, si è laureata a Venezia nel 1985 in “Filosofia contemporanea”. Traduttrice del testo di Jacques Brosse “L’ordre des choses” (Paris 1986) ha collaborato come redattrice con la rivista “L’Ippogrifo” (Pordenone). Ha svolto il dottorato in “Sciences de l’Education” a Parigi sotto la direzione del filosofo Dany-Robert Dufour ottenendo le “félicitations” e diritto di pubblicazione. Insegna filosofia al liceo. È membro
dell’“Equipe Paideia” e del gruppo CIRCEFT, all’università Paris VIII Vincennes-Saint-Denis.

Arnold Ghelen, L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo


Arnold Ghelen, L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo (a cura di Vallori Rasini), 2010, pp. 492, Isbn 9788857502366, Introduzione di Karl-Siegbert Rehberg, Euro 30,00

Pubblicata nel 1940, ma profondamente riveduta dopo la seconda guerra mondiale, Der Mensch. Seine Natur und seine Stellung in der Welt si può considerare l’opera fondamentale dell’antropologia filosofica di Gehlen. Qui prende forma una concezione dell’essere umano come natura biologicamente carente, costretta a procacciarsi chance di sopravvivenza attraverso l’azione e il continuo intervento sull’ambiente. La povertà di istinti e di specializzazioni, che distingue l’uomo dall’animale, trova compensazione nella capacità di creare cultura, facendo così dell’artificio la vera essenza della vita umana. Il linguaggio, la tecnica, le istituzioni sono i mezzi attraverso i quali l’uomo trasforma il proprio destino, libero e nondimeno vincolato a regole che non può trasgredire. Sullo sfondo, l’aridità di un pensiero marcatamente conservatore, ma tuttavia capace di sollecitazioni decisive e di straordinario rigore.

Arnold Gehlen (1904-1976), filosofo e sociologo tedesco, è tra i massimi rappresentanti dell’antropologia filosofica contemporanea insieme a Max Scheler e Helmuth Plessner. Oltre all’opera qui tradotta, ricordiamo i saggi: Le origini dell’uomo e la tarda cultura (1956), L’uomo nell’era della tecnica (1957), Quadri d’epoca (1960), Morale e ipermorale (1969).

Vallori Rasini è docente di Filosofia Morale e Antropologia Filosofica all’Università di Modena e Reggio Emilia. Tra i suoi lavori: Divenire (Firenze 2001); Teorie della realtà organica (Modena 2002); Theorie der organischen Realität und Subjektivität (Würzburg 2008); L’essere umano. Percorsi dell’antropologia filosofica contemporanea (Roma 2008).

Karl-Siegbert Rehberg è uno degli esponenti più prestigiosi della cultura tedesca contemporanea. Professore ordinario di Sociologia e direttore dell’Istituto Sociologico della Technische Universität di Dresda, è stato allievo di Gehlen, del quale ha curato l’edizione completa delle opere per l’editore Klostermann.

Georges Bataille, Scritti sul fascismo 1933-34. Contro Heidegger, la struttura psicologica del fascismo


Georges Bataille, Scritti sul fascismo 1933-34. Contro Heidegger, la struttura psicologica del fascismo (a cura di Giuseppe Bianco, Stefanos Geroulanos), 2010, pp. 102, Isbn 9788857502670, Euro 12,00

Georges Bataille è stato uno dei pochi intellettuali francesi a tentare una riflessione originale sulla singolarità del fenomeno nazista e fascista proprio al momento del suo affermarsi sulla scena europea. Questo confronto diretto e rischioso con il fascismo, concepito al contempo come una nuova minaccia e come la manifestazione di terribili forze che la modernità laica e democratica aveva rimosso, s’iscrive nel quadro più ampio dell’elaborazione di una politica, di un’etica e persino di una gnoseologia e di un’ontologia peculiari. I due scritti qui raccolti costituiscono due frammenti di un libro, Il fascismo in Francia, che Bataille aveva in cantiere e che abbandonò a metà degli anni Trenta. Lo scritto che apre il volume, Critica di Heidegger. Critica di una filosofia del fascismo – assolutamente inedito – è un testa a testa con la filosofia heideggeriana, della quale Bataille riconosce la portata, ma anche la pericolosità. Il secondo testo qui raccolto, il celebre La struttura psicologica del fascismo, attraverso un originale confronto con il marxismo, analizza il fascismo a partire da un’inedita prospettiva psicologica.

Georges Bataille (1897-1962), uno dei più originali pensatori francesi del Novecento, coltivò interessi etnografici, sociologici, religiosi e letterari. Collaboratore di «Documents» e «La critique sociale», fondò «Acéphale» e «Critique». Tra i suoi saggi, ricordiamo L’esperienza interiore, La sovranità, La parte maledetta, Le conferenze sul non-sapere, Storia dell’erotismo; tra le opere narrative L’azzurro del cielo, Storia dell’occhio, Madame Edwarda, L’impossibile.

Giuseppe Bianco, dottore all’Università di Lille3 e di Trieste, è ricercatore presso l’Accademia Jan Van Eyck di Maastricht e il CIEPFC dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi.

Stefanos Geroulanos è Assistant Professor in Modern European Intellectual History presso la New York University. Dottore alla Johns Hopkins University (Humanities Center) di Baltimora è l’autore di An Atheism that is not Humanist Emerges in French Thought (Stanford University Press, 2010).

Georg Simmel, Denaro e vita. Senso e forme dell’esistere (a cura di Francesco Mora)


Georg Simmel, Denaro e vita. Senso e forme dell’esistere (a cura di Francesco Mora), 2010, pp. 118, Isbn 9788857502571, Euro 12,00

La riflessione di Simmel sul denaro non è nulla di economico né ha alcun aspetto sociologico, ma coinvolge l’ambito filosofico dell’esistenza umana. In questo senso la filosofia del denaro è una filosofia della forma che manifesta in modo emblematico l’essenza della vita. Nessuna ricostruzione storica né alcuna legge economica può ridare la complessità del problema del valore del denaro per la vita. Lontano tanto dalla scuola classica inglese quanto dal marxismo, come dalla riflessione weberiana sull’economia monetaria, Simmel propone una visione del fenomeno del denaro analizzato sub specie philosophiae, in tutte le sue poliedriche sfaccettature non solo vitalistiche ma anche estetiche. La forma denaro è dunque quella che meglio di altre manifesta il movimento della vita dell’uomo e la sua drammatica e insuperabile essenza conflittuale. In ciò consiste l’attualità della sua riflessione che da sempre ha pensato il denaro come il più potente livellatore dell’esistenza.

Georg Simmel (Berlino 1858 - Strasburgo 1918) è uno dei maggiori esponenti della cultura tedesca di fine secolo seppure ancora il suo ruolo non sia adeguatamente riconosciuto. Collocato all’interno dello storicismo tedesco contemporaneo, del neokantismo, della filosofia della vita, considerato ora sociologo ora relativista, in realtà egli sfugge a una precisa definizione che non sia quella di filosofo. In colloquio con artisti e intellettuali di fama mondiale, inviso all’accademia, Simmel otterrà la cattedra nella periferica Strasburgo solo quattro anni prima della morte.

Francesco Mora è ricercatore di Storia della Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze dell’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Studioso di Simmel e dell’ambiente tedesco fin dagli anni Ottanta ha prodotto sull’autore vari saggi e monografie. Si è occupato della filosofia di Aristotele, Hobbes, Hegel e del pensiero francese contemporaneo, sui quali ha pubblicato vari contributi; da tempo la sua ricerca è incentrata sulla filosofia di Heidegger e il problema dell’umanismo.

Gilles Deleuze, Da Cristo alla borghesia. Saggi, recensioni, lezioni 1945-1957


Gilles Deleuze, Da Cristo alla borghesia. Saggi, recensioni, lezioni 1945-1957 (a cura di Giuseppe Bianco e Fabio Treppiedi), 2010, pp. 212, Isbn 9788884838704, Euro 16,00

L’itinerario intellettuale di Gilles Deleuze, specialmente quello intrapreso durante il periodo di formazione, fu interrotto da quelli che in seguito egli avrà modo di chiamare “buchi”: lunghi periodi di riflessione, in cui, in maniera pressoché sonnambulica, insegnò, lesse e scrisse pubblicando poco o niente. A guardare
bene ci si accorge tuttavia che i pochi saggi redatti durante gli anni cinquanta e recentemente raccolti in volume (L’isola deserta e altri scritti) sono in realtà preceduti e accompagnati da una manciata di altri scritti, inediti o dimenticati.
Il presente volume – rendendo infine disponibili in italiano questi scritti, concepiti tra il 1945, momento in cui Deleuze entra alla Sorbonne e il 1957, in cui riceve, nella stessa università, un incarico di assistente in storia della filosofia – getta una nuova luce sull’intera opera di un pensatore sovente considerato come una vera e propria cometa. Ne traspaiono mille dettagli che arricchiscono il ritratto di Deleuze: la passione giovanile per Sartre, la formazione di storico della filosofia, gli studi kantiani, l’importanza sotterranea di Heidegger, la lettura precoce di Nietzsche…


Gilles Deleuze (1925-1995) è uno dei maggiori filosofi del secolo passato. Dopo aver dedicato una serie di monografie a Hume, Spinoza, Nietzsche e Kant, si fece conoscere con le opere fondatrici Differenza e ripetizione e Logica del senso, e ancor di più con il singolare lavoro con lo psicanalista Félix Guattari (L’anti-Edipo, Mille piani, Che cos’è la filosofia?) e, infine, con alcune opere di estetica letteraria, pittorica e cinematografica. Mimesis ha pubblicato La passione dell’immaginazione (2000), Istinti e istituzioni (2002), Il significato della vita (2006), e alcune lezioni su Kant, Fuori dai cardini del tempo (2004).

Giuseppe Bianco, dottore di ricerca all’Università di Lille e di Trieste, è ricercatore presso il Centre International pour l’étude de la philosophie française contemporaine dell’École normale supérieure di Parigi e l’Accademia Jan Van Eyck di Maastricht.

Fabio Treppiedi prepara una tesi di dottorato sull’“Empirismo trascendentale” di Deleuze presso l’Università degli studi di Palermo. Collabora con il “Giornale di metafisica” e con il “Giornale di filosofia”, per i quali ha scritto articoli e recensioni su Deleuze e sulla filosofia teoretica.