martedì 30 ottobre 2007

MICHEL FOUCAULT - Conversazioni. Intervista di Roger-Pol Droit



"Come si definirebbe?
Sono un artificiere. Fabbrico qualcosa che alla fin fine serve a un assedio, a una guerra, a una distruzione. Io non sono per la distruzione, ma sono a favore del fatto che si possa passare, che si possa avanzare, che si possano abbattere i muri”.
Michel Foucault


Tre interviste rilasciate da Michei Foucault in un momento decisivo per le sue ricerche — è stato da poco pubblicato "Sorvegliare e punire" — e una testimonianza del giornalista Roger-Pol Droit, suo amico, che le ha raccolte. Sono gli ingredienti di questo libro, nel quale vengono a precisarsi i contorni, anche personali, di uno degli intellettuali più importanti del Novecento. Inutile chiedere a Foucault dove si colloca, in quale ambito disciplinare si dispongono le sue ricerche, quali sono le premesse ideologiche del suo lavoro: le sue risposte lo vedranno sempre sottrarsi a una precisa appartenenza, a una identificazione, persino a una istanza di identità. Eppure, attraverso gli abili e talvolta addirittura beffardi smarcamenti, Foucault lascia trapelare una serie di indizi suggestivi, intriganti, ma soprattutto preziosi per chi voglia mettersi sulle tracce di una ricerca sistematicamente rivolta alla costruzione di strumenti in grado di produrre effetti di libertà.


Michel Foucault (Poitiers 1926 - Parigi 1984) è l’autore della Storia della follia (1961), grandioso studio sull’internamento dei folli con cui si inaugura una ricerca che, successivamente, verrà orientata sui momenti decisivi della nascita del moderno - Nascita della clinica (1963), Le parole e /e cose (1966), Sorvegliare e punire (1975), La volontà di sapere (1976) - e delle modalità di costituzione dei soggetti nell’antichità - L’uso dei piaceri e La cura di sé, entrambi del 1984. Dal 1970 ha insegnato al Collège de France.

Roger-Pol Droit (Parigi 1949) è giornalista di “Le Monde”, ricercatore al CNRS, insegnante e scrittore. Tra i suoi libri: L’Qubli de l’Inde (1989), La Compagnie des philosophes (1998), Piccola filosofia portatile (2001), La Compagnie des contemporaines (2002), La filosofia spiegata a mia figlia (2004).

Fabio Polidori insegna Filosofie del Novecento e Filosofia della comunicazione all’Università di Trieste. E redattore di “aut aut”. Tra i suoi libri: Necessità di una illusione. Lettura di Nietzsche (2007), e L’ultima parola. Heidegger/Nietzsche (1998).

ALAIN BADIOU - Inestetica




a cura di Livio Boni

A differenza di un'Estetica filosofica, l'idea di un'Inestetica intende scongiurare ogni pretesa di fondare un tribunale filosofico cui sottomettere le opere d'arte, sul modello del tribunale del «giudizio di gusto» kantiano o della «storia dell'arte» sistematica dell'idealismo. Tuttavia non si tratta affatto di rinunziare a pensare il rapporto tra arte e filosofia, al contrario. Se infatti per Badiou l'arte è una «procedura di verità» del tutto autonoma, al pari dell'amore, della politica e della matematica, questo esige che la filosofia la solleciti, non nell'intento di pensare l'arte con la filosofia, ma di mostrare come l'arte pensi, compiutamente e direttamente, attraverso il suo farsi-opera ; e come il suo pensare valga anche per la filosofia.

In questa prospettiva la poesia di Mallarmé occupa per Badiou una posizione privilegiata, in quanto interamente costruita sulla ricerca di una forma rigorosa di nominazione del sottrarsi dell'essere nel suo stesso balenare, sorta di matematica del sensibile, che permette a Badiou di tradurre poeticamente la propria ontologia dell'evento.
Da qui il fatto che la lettura di Mallarmé, ed in particolare dei poemi il Colpo di dadi e Il pomeriggio di un Fauno, costituiscano il filo rosso di questa raccolta di saggi apparentemente disparata.
L'altro saggio magistrale, che chiude la raccolta, è quello su Worstward Ho di Beckett, di cui Badiou mostra l'irriducibilità a poeta dell'assurdo, offrendone una lettura metafisica tutta centrata sulla differenza minimale tra essere ed esistere.
Il percorso si svolge tra Mallarmé e Beckett, ma nel frattempo è anche questione di Pessoa, o della poesia araba preislamica, in questa serie d'incursioni filosofiche nella poesia che anima il volume; serie a sua volta completata dalla convocazione del cinema come «falso movimento», dalla riflessione sul rapporto tra filosofia e danza, o dalla formulazione di una serie di «tesi sul teatro»

Dietro i brillanti esercizi di lettura soggiace un problema teorico fondamentale per Badiou : come sottrarsi alle tre grandi soluzioni del problema della relazione tra arte e filosofia: la soluzione platonica (o «didattica»), la soluzione aristotelica («terapeutica») e quella romantica («mistica»), a loro volta riattivate dalle tre grandi estetiche del XX° secolo: marxismo, psicoanalisi e ermeneutica.

Contemporaneo agli altri due brevi trattati Metapolitica (Napoli, Cronopio, 2002) e Ontologia transitoria (Mimesis, 2008), questo volumetto può leggersi almeno in tre modi: in relazione all'evolvere del pensiero di Alain Badiou, uno dei più importanti filosofi francesi viventi, successivamente suo primo grande trattato sistematico (L'essere e l'evento, Il Melangolo, 1995 ) ; come un contributo alla discussione sul rapporto tra filosofia e poesia dopo Heidegger (Mallarmé vs Hölderlin) ; come una serie di pezzi di bravura teorico-critica da parte di un autore che, come Badiou, non è solo il più platonista tra filosofi contemporanei, o uno degli ultimi pensatori politici «radicali», ma è anche scrittore e drammaturgo confermato (Ahmed filosofo, farsa in ventidue scenette, Costa e Nolan, 1996).
La prefazione di Livio Boni permette d'inquadrare i primi due aspetti del libro, mentre l'ultimo si evince direttamente dallo stile di Badiou, più prossimo al pamphlet o al manifesto poetico che non al tono compassato della critica letteraria.

Alain Badiou, nato nel 1937 a Rabat (Marocco), fu allievo di Louis Althusser, partecipando attivamente al celebre "corso di filosofia per scienziati" organizzato dal filosofo marxista all'Ecole Normale Supérieure a Parigi (cfr. Il concetto di modello, Jaca Book, 1972). Tuttavia Badiou non fu mai althusseriano e, già a metà degli anni '60, il suo pensiero appare sospeso tra due poli : il militantismo maoista e l'insegnamento di Lacan. Del primo, Badiou conserverà il radicalismo fino ad oggi, ed ai suoi scritti politici più recenti (Metapolitica, Cronopio, 2002); del secondo farà tesoro muovendo in direzione della rifondazione di una «teoria del soggetto» fortemente marcata dalla meta-matematica lacaniana e dall'idea di una divisione strutturante il Soggetto, fino a fargli prendere corpo nel suo primo grande libro sistematico (L'essere e l'evento, Il Melangolo, 1995).
Recentemente, Badiou ha prolungato la propria impresa speculativa, con un secondo trattato, volto a chiarire il rapporto tra essere e apparire, Logiques des mondes. L'être et l'événement II, confermandosi come l'ultimo rappresentante di rilievo della filosofia francese post-'68, sovversiva nella teoria quanto politicamente radicale.

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