lunedì 24 novembre 2008

MASSIMO DONA' - L'aporia del fondamento


“Il sistema dovrebbe essere un sistema per ricondurre tutte le novità
alla realtà stabile del passato e insieme dovrebbe aprire nuove vie
verso il futuro”.

Andrea Emo (1962)

Una sfida smisurata, un vero e proprio corpo a corpo con la verità. Quella che l’autore si è proposto di disegnare in queste pagine è infatti la struttura aporetica del fondamento – da intendersi qui come radicale riscrittura di una “verità” antichissima, anzi originaria… da sempre riverberantesi nelle grandi voci della metafisica occidentale. Ognuna delle quali, proprio da quell’originaria e aporetica erranza, sarebbe stata di fatto resa possibile.
Un testo, edito per la prima volta nel 2000, ma qui sostanzialmente riscritto, nonché arricchito dall’aggiunta di un nuovo capitolo, dedicato alla questione del linguaggio.
Un disegno speculativo a partire dal quale un fruttuoso itinerario di ricerca si sarebbe poi ulteriormente perfezionato in Aporie platoniche. Saggio sul ‘Parmenide’ (2003), Sulla negazione (2004) e L’essere di Dio. Trascendenza e temporalità (2007).


Massimo Donà è docente ordinario di Filosofia Teoretica presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute, San Raffaele di Milano, nonché curatore, con Romano Gasparotti, dell’opera di Andrea Emo. Tra le sue numerose pubblicazioni segnaliamo le più recenti: Il mistero dell’esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte (2006), Filosofia della musica (2006), Arte e filosofia (2007), L’essere di Dio. Trascendenza e temporalità (2007), L’anima del vino. Ahmbè (2008), Non uccidere (con Enrico Ghezzi – 2008).

ISBN 9788884837691

lunedì 10 novembre 2008

MAURO CARBONE - Sullo schermo dell'estetica. La pittura, il cinema e la filosofia da fare




“Con l’unità antimetafisica di caos e cosmo sembra allora fare tutt’uno anche quella che sottende la duplice identità – di scienza della conoscenza sensibile e di filosofia dell’arte – storicamente assunta dell’estetica. Appunto in tale unità stanno perciò le risorse che essa può offrire alla filosofia che oggi ci preme”.

Mauro Carbone

A partire dall’ultimo scorcio del XIX secolo, la crisi del pensiero metafisico ha trasformato radicalmente il nostro modo di considerare lo “schermo” del sensibile in cui l’arte affonda le sue radici: anziché occultare la verità, si è riconosciuto che esso la rende visibile, mostrandosi possibilità stessa del suo irradiarsi. Muove da qui, nella filosofia francese dell’ultimo Novecento, una tradizione di riflessione sulla pittura inaugurata da Merleau-Ponty e rilanciata da Lyotard, Foucault, Maldiney, Deleuze, Derrida, Nancy, per ricordare solo i nomi più noti. E’ una tradizione dallo stile inconfondibile, mediante cui la filosofia – invece di assumere le arti a proprio
oggetto – nelle arti si riflette per interrogarle e interrogarsi su come pensare ed esprimere il nostro mutato rapporto con gli altri, le cose, il mondo. Cercandovi insomma le parole per dirlo e per dirsi. In quella tradizione s’inscrive questo libro, nel contempo discutendola e cercando di prolungarla.

Mauro Carbone, è professore di Estetica contemporanea nell’Università degli Studi di Milano. Specialista di filosofia francese contemporanea, ne sviluppa l’ispirazione in un’autonoma elaborazione teorica. Tra i suoi ultimi volumi, Una deformazione senza precedenti. Marcel Proust e le idee sensibili (Quodlibet, Macerata 2004), nonché Essere morti insieme. L’evento dell’11 settembre 2001 (Bollati Boringhieri, Torino 2007). Per le edizioni Mimesis dal 1999 dirige la rivista Chiasmi International. Pubblicazione trilingue intorno al pensiero di Merleau-Ponty e dal 2002 la collana “L’occhio e lo spirito”.

ISBN 9788884837189

giovedì 9 ottobre 2008

JEAN-FRANCOIS LYOTARD - Discorso, Figura



“Questo libro è una difesa dell’occhio (…). Ha per preda (…) la penombra che, dopo Platone, la parola ha gettato come una patina grigia sul sensibile (…) poiché si è sempre sottinteso che il suo partito fosse quello della falsità, dello scetticismo, del retore, del pittore, del condottiero, del libertino, del materialista – proprio questa penombra è l’argomento del mio libro”. Jean-François Lyotard

Discours, figure è considerato il testo fondamentale dell’intero percorso filosofico di Jean-François Lyotard. A partire dalle posizioni di Merleau-Ponty, e in particolare dal concetto di chiasma, l’intreccio fecondo tra discorso e raffigurazione, Lyotard propone un percorso che conduce verso una decostruzione della fenomenologia a opera del desiderio radicato nell’inconscio e nell’Es.Fondamentale, per Lyotard, nella costruzione/decostruzione dei discorsi, è l’apporto delle arti contemporanee, le quali compongono lo “spazio figurale”, inteso come una dinamica energetica che trasgredisce i codici abituali della lettura delle immagini, come ad esempio nei quadri di Klee, Cézanne o Pollock.Jean-François Lyotard (1926-1997) è stato con Foucault, Derrida, Deleuze e Guattari uno degli esponenti di spicco del pensiero francese contemporaneo. Autore di molti saggi significativi, le sue opere hanno esaminato temi cardine della riflessione attuale, dall’analisi del mondo odierno all’estetica. La condizione postmoderna (1979) è il testo che lo ha reso celebre anche in Italia, ma i suoi testi più significativi, oltre a Discorso, figura, sono Economia libidinale (1974), A partire da Marx e Freud (1973), Rudimenti pagani (1977) e Il dissidio (1983), tutti tradotti in italiano.

ISBN 9788884836403

giovedì 24 aprile 2008

ALAIN BADIOU - Ontologia transitoria

Il nostro tempo è senza alcun dubbio quello della sparizione senza ritorno degli dèi. Ma questa sparizione concerne tre processi distinti, poiché ci sono stati tre dèi capitali: quello delle religioni, quello della metafisica e quello dei poeti. Del dio delle religioni, bisogna solo dichiarare la morte. Il problema, in ultima istanza politico, consiste nel difendersi dagli effetti disastrosi che porta con sé ogni soggettivazione oscura di questa morte.

Rispetto al dio della metafisica, è necessario compiere il percorso attraverso un pensiero dell’infinito che ne dissemina la risorsa sull’intera distesa delle molteplicità qualunque. Per ciò che riguarda il dio della poesia, è necessario che la poesia sgombri la lingua, sottraendole il dispositivo della perdita e del ritorno. Presi nella triplice destituzione degli dèi, possiamo già dire, noi, abitanti del soggiorno infinito della Terra, che tutto è qui, sempre qui, e che la risorsa del pensiero è nella pienezza egalitaria avvertita con fermezza, dichiarata con fermezza, di ciò che qui, a noi, avviene.”

Alain Badiou (Rabat, 1937) filosofo, drammaturgo, romanziere, oggi una delle voci più significative del panorama filosofico francese, è l’autore di Théorie du sujet (1982), L’Etre et I’Evénement (1988), Conditions (1992) e Logìques des mondes (2006). Presiede, presso la Scuola normale superiore di Parigi, il Centro internazionale di studio della filosofia francese contemporanea.


venerdì 18 aprile 2008

JACQUES DERRIDA - Incondizionalità o sovranità




“L’incondizionalità del pensiero, quella che dovrebbe trovare il suo luogo o il suo esempio nell’Università, si riconosce là dove può mettere in questione, in nome della libertà, il principio di sovranità come principio di potere. Messa in questione temile e abissale, non lo ignoriamo. Perché il pensiero allora, quello che là trova il suo luogo di libertà, si trova senza potere. Si tratta di un’incondizionalità senza sovranità, vale a dire al fondo di una libertà senza potere. Ma senza potere non significa “senza forza.

Jacques Derrida

Se c’è una questione che domina il percorso più direttamente politico della decostruzione derridiana e che, col passare degli anni, ha acquisito via via maggiore importanza e visibilità, tale questione è, precisamente, quella della sovranità. Derrida traccia le coordinate essenziali per una decostruzione della sovranità; si tratta di distinguere la sovranità dall’incondizionalità, per poter così decostruire un concetto attraverso l’altro: la pulsione di sovranità attraverso l’esigenza di incondizionalità. Il potere assoluto diventa resa incondizionata, im-potere – ecco il cuore del potere di cui il potere non può riappropriarsi: il proprio im-potere costituente quale forza destrutturante.

Jacques Derrida (1930–2004) è stato uno dei massimi filosofi del Novecento. Ha insegnato a Parigi (École Normale Supérieure, École des Hautes Études) e negli Stati Uniti (Yale, UC Irvine, New York University, New School for Social Research, Cardozo law School). Tra le sue numerose opere, diffuse in tutto il mondo, ricordiamo: Della grammatologia (1967), Margini della filosofia (1972), Glas (1974), Spettri di Marx (1993), Politiche dell’amicizia (1994), Stati canaglia (2003).



PIERRE LEVY - Cyberdemocrazia



“Ognuno di noi è una voce diversa, ma possiamo comporre la nostra canzone in modo tale che si mescoli alle altre in maniera armoniosa. Il gioco dell’intelligenza collettiva consiste nel riuscire a creare senza sosta nuovi tipi di armonia, sempre più capaci di comprendere il caos.” Pierre Lévy

Su Internet, non solamente tutti o quasi possono esprimere la loro opinione, non solamente si creano in continuazione forum e gruppi di discussione, ma nascono delle vere e proprie città e regioni virtuali. Esse tessono dei legami che sfuggono alle tradizionali barriere politiche e geografiche.
Questa nuova libertà è un pericolo oppure un’opportunità? Secondo Pierre Lévy, essa preannuncia il prossimo avvento di una democrazia generalizzata e getta le basi di una vera e propria società planetaria e forse di una nuova forma di Stato. Una sintesi visionaria delle trasformazioni che l’avvento di Internet provoca nella vita democratica.
Pierre Lévy, allievo di Michel Serres e di Cornelius Castoriadis, filosofo e teorico della rivoluzione digitale, ha diretto il dipartimento di Hypermédias dell’Università di Paris VIII e insegna attualmente all’Università del Québec, a Trois Rivières. È l’autore, tra gli altri, di Le tecnologie dell’intelligenza (1992)
L’intelligenza collettiva (1996), Il virtuale (1997), Il fuoco liberatore (2000), Cybercultura (2000) e, in collaborazione con
M. Authier, de Gli alberi di conoscenze (1999).

PIERRE KLOSSOWSKI - La moneta vivente




“Moneta vivente, la schiava industriale vale sia per un segno garante di ricchezze sia per quelle ricchezze stesse In quanto segno essa vale per ogni sorta di ricchezze materiali, in quanto ricchezza esclude ogni altra domanda, se non la richiesta di cui rappresenta la soddisfazione”.
Pierre Klossowski


Considerato un maestro dell’erotismo del Novecento, il filosofo-scrittore francese con il saggio qui pubblicato intende esplorare l’origine della mercificazione del corpo. Secondo Klossowski il corpo può essere sottratto alla convenzionale logica procreativa unicamente se accede ad una trasgressiva economia commerciale che si realizza nella perversione erotica. Solo la “moneta vivente” riesce ad inaugurare un differente rapporto di scambio nel quale l’erotismo, a partire dall’esperienza di Sade, diventa un enigma pulsionale e fantasmatico che introduce al sentire eccessivo ed estremo. Per tale motivo la “moneta vivente” è anche una “moneta estetica”.

Pierre Klossowski, (Parigi 1905-2001) fu scrittore, pittore e pensatore prolifico che si occupò in particolar modo del pensiero di Nietzsche e de Sade. Egli lavorò anche su traduzioni che ancora oggi rimangono dei classici, come la sua versione dell’Eneide; tradusse inoltre Hörderlin, Kafka, Nietzsche, Benjamin.

lunedì 11 febbraio 2008

IN LIBRERIA A GIUGNO - Roberto Esposito - Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica




Introduzione di Timothy Campbell

“Termini della politica” segnano la chiusura del lessico politico moderno in una stagione che si spinge ben al di là dei suoi confini. Ma essi sono anche le parole – comunità, immunità, biopolitica, impersonale – che inaugurano un nuovo modo di pensare la politica nel momento in cui essa interpella sempre più direttamente la vita, intesa nella sua dimensione biologica.
Sono infine le categorie fondamentali attraverso le quali Roberto Esposito sta elaborando un pensiero tra i più originali ed apprezzati della filosofia continentale contemporanea. Il suo testo è preceduto ed arricchito da un ampio saggio introduttivo di Timothy Campbell, che ne ricostruisce i passaggi concettuali nella cornice del dibattito filosofico internazionale.

Roberto Esposito insegna Filosofia Teoretica presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane. Tra i suoi libri più recenti, tradotti in diverse lingue, Communitas. Origine e destino della comunità (1998), Immunitas. Protezione e negazione della vita (2002),
Bíos. Biopolitica e Filosofia (2004), Terza persona. Politica della vita e filosofia dell’impersonale (2007), tutti editi da Einaudi.

Timothy Campbell insegna Italian Studies nel Dipartimento di Romance Studies della Cornell University. Ha recentemente pubblicato Wireless Writing in the Age of Marconi (Minnesota Press 2006). Sempre per Minnesota ha curato ed introdotto la traduzione di Bíos. Biopolitica e filosofia di Esposito.



lunedì 7 gennaio 2008

GÜNTHER ANDERS - Il mondo dopo l'uomo. Tecnica e violenza - a cura di Lisa Pizzighella

In uscita a Maggio



“Nei cimiteri in cui riposeremo nessuno verrà a piangerci. I morti non possono piangere altri morti”
G. Anders

Günther Anders pone il lettore di fronte ad un’evidenza: con l’avanzamento della tecnica l’uomo sta mettendo in pericolo la sua esistenza. Anzi, lo ha già fatto attraverso i tragici avvenimenti delle guerre mondiali, della guerra in Vietnam e dello sgancio della bomba atomica. Se l’uomo, peccando di un ingenuo antropocentrismo, credeva di poter dominare la natura attraverso la tecnica, ora la situazione è rovesciata. Non è più l’uomo il soggetto della storia, bensì la tecnica. Quest’ultima è già oltre ciò che l’uomo potesse immaginare. L’essere umano ha i mezzi per autodistruggersi ed egli ha dato prova di poterlo fare senza rendersene conto. La denuncia di Anders è radicale e fa appello alla necessità di riflettere sulla situazione in cui si trova l’uomo nel mondo che egli stesso ha prodotto e nel tempo da lui definito come terza rivoluzione industriale. In questo tempo l’uomo è giunto ad una pericolosa scissione tra ciò che egli è in grado di produrre e le conseguenze ormai non più immaginabili della sua produzione.

Günther Anders (Breslava 1902 – Vienna 1992) fu allievo di Edmund Husserl e di Martin Heidegger.
Tra le sue opere principali ricordiamo: Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki (1962), L' uomo è antiquato. Vol. 1: Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale e L' uomo è antiquato. Vol. 2: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale (2003), Kafka. Pro e contro (2006).