venerdì 18 aprile 2008

JACQUES DERRIDA - Incondizionalità o sovranità




“L’incondizionalità del pensiero, quella che dovrebbe trovare il suo luogo o il suo esempio nell’Università, si riconosce là dove può mettere in questione, in nome della libertà, il principio di sovranità come principio di potere. Messa in questione temile e abissale, non lo ignoriamo. Perché il pensiero allora, quello che là trova il suo luogo di libertà, si trova senza potere. Si tratta di un’incondizionalità senza sovranità, vale a dire al fondo di una libertà senza potere. Ma senza potere non significa “senza forza.

Jacques Derrida

Se c’è una questione che domina il percorso più direttamente politico della decostruzione derridiana e che, col passare degli anni, ha acquisito via via maggiore importanza e visibilità, tale questione è, precisamente, quella della sovranità. Derrida traccia le coordinate essenziali per una decostruzione della sovranità; si tratta di distinguere la sovranità dall’incondizionalità, per poter così decostruire un concetto attraverso l’altro: la pulsione di sovranità attraverso l’esigenza di incondizionalità. Il potere assoluto diventa resa incondizionata, im-potere – ecco il cuore del potere di cui il potere non può riappropriarsi: il proprio im-potere costituente quale forza destrutturante.

Jacques Derrida (1930–2004) è stato uno dei massimi filosofi del Novecento. Ha insegnato a Parigi (École Normale Supérieure, École des Hautes Études) e negli Stati Uniti (Yale, UC Irvine, New York University, New School for Social Research, Cardozo law School). Tra le sue numerose opere, diffuse in tutto il mondo, ricordiamo: Della grammatologia (1967), Margini della filosofia (1972), Glas (1974), Spettri di Marx (1993), Politiche dell’amicizia (1994), Stati canaglia (2003).



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