martedì 30 ottobre 2007

ALAIN BADIOU - Inestetica




a cura di Livio Boni

A differenza di un'Estetica filosofica, l'idea di un'Inestetica intende scongiurare ogni pretesa di fondare un tribunale filosofico cui sottomettere le opere d'arte, sul modello del tribunale del «giudizio di gusto» kantiano o della «storia dell'arte» sistematica dell'idealismo. Tuttavia non si tratta affatto di rinunziare a pensare il rapporto tra arte e filosofia, al contrario. Se infatti per Badiou l'arte è una «procedura di verità» del tutto autonoma, al pari dell'amore, della politica e della matematica, questo esige che la filosofia la solleciti, non nell'intento di pensare l'arte con la filosofia, ma di mostrare come l'arte pensi, compiutamente e direttamente, attraverso il suo farsi-opera ; e come il suo pensare valga anche per la filosofia.

In questa prospettiva la poesia di Mallarmé occupa per Badiou una posizione privilegiata, in quanto interamente costruita sulla ricerca di una forma rigorosa di nominazione del sottrarsi dell'essere nel suo stesso balenare, sorta di matematica del sensibile, che permette a Badiou di tradurre poeticamente la propria ontologia dell'evento.
Da qui il fatto che la lettura di Mallarmé, ed in particolare dei poemi il Colpo di dadi e Il pomeriggio di un Fauno, costituiscano il filo rosso di questa raccolta di saggi apparentemente disparata.
L'altro saggio magistrale, che chiude la raccolta, è quello su Worstward Ho di Beckett, di cui Badiou mostra l'irriducibilità a poeta dell'assurdo, offrendone una lettura metafisica tutta centrata sulla differenza minimale tra essere ed esistere.
Il percorso si svolge tra Mallarmé e Beckett, ma nel frattempo è anche questione di Pessoa, o della poesia araba preislamica, in questa serie d'incursioni filosofiche nella poesia che anima il volume; serie a sua volta completata dalla convocazione del cinema come «falso movimento», dalla riflessione sul rapporto tra filosofia e danza, o dalla formulazione di una serie di «tesi sul teatro»

Dietro i brillanti esercizi di lettura soggiace un problema teorico fondamentale per Badiou : come sottrarsi alle tre grandi soluzioni del problema della relazione tra arte e filosofia: la soluzione platonica (o «didattica»), la soluzione aristotelica («terapeutica») e quella romantica («mistica»), a loro volta riattivate dalle tre grandi estetiche del XX° secolo: marxismo, psicoanalisi e ermeneutica.

Contemporaneo agli altri due brevi trattati Metapolitica (Napoli, Cronopio, 2002) e Ontologia transitoria (Mimesis, 2008), questo volumetto può leggersi almeno in tre modi: in relazione all'evolvere del pensiero di Alain Badiou, uno dei più importanti filosofi francesi viventi, successivamente suo primo grande trattato sistematico (L'essere e l'evento, Il Melangolo, 1995 ) ; come un contributo alla discussione sul rapporto tra filosofia e poesia dopo Heidegger (Mallarmé vs Hölderlin) ; come una serie di pezzi di bravura teorico-critica da parte di un autore che, come Badiou, non è solo il più platonista tra filosofi contemporanei, o uno degli ultimi pensatori politici «radicali», ma è anche scrittore e drammaturgo confermato (Ahmed filosofo, farsa in ventidue scenette, Costa e Nolan, 1996).
La prefazione di Livio Boni permette d'inquadrare i primi due aspetti del libro, mentre l'ultimo si evince direttamente dallo stile di Badiou, più prossimo al pamphlet o al manifesto poetico che non al tono compassato della critica letteraria.

Alain Badiou, nato nel 1937 a Rabat (Marocco), fu allievo di Louis Althusser, partecipando attivamente al celebre "corso di filosofia per scienziati" organizzato dal filosofo marxista all'Ecole Normale Supérieure a Parigi (cfr. Il concetto di modello, Jaca Book, 1972). Tuttavia Badiou non fu mai althusseriano e, già a metà degli anni '60, il suo pensiero appare sospeso tra due poli : il militantismo maoista e l'insegnamento di Lacan. Del primo, Badiou conserverà il radicalismo fino ad oggi, ed ai suoi scritti politici più recenti (Metapolitica, Cronopio, 2002); del secondo farà tesoro muovendo in direzione della rifondazione di una «teoria del soggetto» fortemente marcata dalla meta-matematica lacaniana e dall'idea di una divisione strutturante il Soggetto, fino a fargli prendere corpo nel suo primo grande libro sistematico (L'essere e l'evento, Il Melangolo, 1995).
Recentemente, Badiou ha prolungato la propria impresa speculativa, con un secondo trattato, volto a chiarire il rapporto tra essere e apparire, Logiques des mondes. L'être et l'événement II, confermandosi come l'ultimo rappresentante di rilievo della filosofia francese post-'68, sovversiva nella teoria quanto politicamente radicale.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

BADIOU. LE VERITA' DELL'ARTE
Il sole 24 ore - Domenica 21 gennaio 2008

di Anna Li Vigni

«Antico è il disaccordo tra la fIlosofia e la poesia». In questa massima Platone esprime il suo disagio di fronte alla poesia, disciplina imitativa che egli considera falsa, in quanto indissolubilmente legata alla sensibilità e lontana dal pensiero discorsivo puro e perfetto della matematica. La condanna della poesia del X libro della Repubblica inaugura lato, rmentata storia del rapporto tra arte e fIlosofia, un rapporto tutto giocatò sulla capacità di approssimarsi alla verità e di rappresentarla. Alain Badiou ci racconta questa storia nel saggio Inestetica - l'edizione italiana è curata da Livio Boni - dove riconosce all'arte la facoltà di esprimere una verità indipendente rispetto ad altre verità, quali quelle del pensiero scientifico o politico. Il termine "inestetica" volta dunque le spalle alla tradizione dell' estetica di Baumgarten e si volge all'interno (in-) del fatto artistico, inteso quale evento dotato di un suo "pensiero" analogo al pensiero logico matematico. Avventurandosi in una lettura critica dell'estetica del XX secolo, il fIlosofo vi vede negativamente riproposti alcuni modelli appartenenti alla fIlosofia precedente. Il modello "didattico", già platonico, secondo cui l'arte può solo veicolare verità ereditate dalla fIlosofia, lo si ritrova nel pensiero marxista espresso da Brecht. Lo schema "romantico",per cui solo l'arte è capace di raggiungere la verità, in quanto esprime ciò che la filosofia si limita a indicare, si incarna nell'ermeneutica tedesca e in Heidegger. Il modello "classico", infine, si basa sull'idea aristotelica per cui l'arte non è né vera ne falsa, bensì verosimile. La teoria della catarsi viene inoltre accostata al transfert della psicoanalisi freudiana, cui viene rimproverato di essersi «appropriata» dell'arte «senza alcuna èontropartita».

Badiou propone un quarto modello: l'arte intesa quale procedura di verità – capace cioè di "pensare" la verità nel suo essere fenomenico - e dunque disancorata dalla filosofia perché in grado di "pensare" se stessa. La critica all'estetica si risolve poi in una critica al concetto contemporaneo di verità, che rischia di veniresvuotato e perso nel mare dei dogmi e delle opinioni. Se «l'unica educazione possibile è quella che avviene attraverso le verità», educare attraverso l'arte può essere una via di salvezza per la democrazia.