martedì 8 maggio 2007

GEORGES BATAILLE - Lascaux. La nascita dell'arte




“Insisto ancora sul sentimento di sorpresa che si prova a Lascaux. Questa straordinaria caverna non cesserà mai di sbalordire: non finirà mai di corrispondere a quella brama di miracolo, che è, nell’arte come nella passione, l’aspirazione più profonda della vita. Ciò che reputiamo degno di essere amato è sempre ciò che per qualche verso ci sorprende: è l’insperato, l’insperabile. Come se, paradossalmente, la nostra essenza fosse costituita dalla nostalgia di raggiungere ciò che credevamo impossibile”
Georges Bataille

In questo straordinario testo, Georges Bataille fa sfilare davanti ai nostri occhi le prime figure create dall’uomo non per perseguire uno scopo utile, bensì al solo fine di corrispondere alla sua essenza spiritualmente libera: la caverna dipinta di Lascaux rappresenta la nascita assoluta dell’arte. Questo “miracolo” coincide però con l’apparizione nel mondo dell’uomo stesso e con il congedo dal suo passato animale; arte, umanità ed espressione del sacro compaiono insieme all’origine, concentrate in questa eccezionale testimonianza figurativa. Attraverso una sapiente considerazione delle manifestazioni di queste prime origini (la festa, il gioco, il sacrificio, il divieto e la trasgressione), Bataille ci avvicina a quegli uomini che, come viene affermato nel testo, furono nella storia coloro che cominciarono.

ISBN 8884835987 pp. 100
Euro 13,00

ERIC WEIL - Violenza e libertà. Scritti di morale e politica



“La politica è violenza contro violenza: solo nel momento in cui prende coscienza di questa propria natura essa può voler rendere superflua la propria violenza contro-violenta […]. Da quel momento la politica può volere, deve volere la libertà
di tutti gli individui, libertà negativa in quanto libertà dalla coercizione del bisogno e dell’ostilità della natura esterna e libertà dal timore della violenza degli uomini naturali, e libertà positiva per ciascuno di dare un senso alla propria esistenza,
nei limiti della libertà accordata a tutti gli altri”.
Eric Weil

Questo volume di Eric Weil propone un’interpretazione del legame tra la violenza e la libertà, inteso come espressione della relazione tra individuo e Stato. Libertà nelle leggi, libertà dalle leggi; violenza dello Stato, violenza contro lo Stato; legittimità della violenza garante di libertà; libertà come esclusione della violenza. Ancora una volta, la filosofia di Weil rappresenta un’autorevole chiave di lettura delle circostanze storico-politiche contemporanee, una tensione sempre attuale verso l’universalità della realtà umana.
Il volume è arricchito da cinque saggi critici sul pensiero di Eric Weil nelle sue declinazioni teoretiche, morali e politiche, e nell’ambito del pensiero filosofico contemporaneo.

ISBN 9788884835963 pp.192

Euro 15,00

FRANCO RELLA/ SUSANNA MATI - Georges Bataille, filosofo




In questo testo si tenta un nuovo approccio al pensiero di Georges Bataille, col proposito di restituire all’autore la centralità filosofica che merita, liberandolo dalle interpretazioni parziali che ne hanno spesso oscurato il senso.
Attraverso la discussione serrata con gli aspetti filosoficamente più vertiginosi, dal superamento del ‘senso’ al ‘non-sapere’, fino a giungere ai limiti di un territorio ‘impossibile’, si scopre tuttavia al fondo di questa smisurata tensione la necessità
di un’insopprimibile esigenza metafisica, radicata nel cuore del singolo ente e della cosa stessa. Il testo, risulta nuovo anche per costruzione: due saggi autonomi e un confronto conclusivo a due voci per svilupparne e consolidarne i risultati. La figura di pensatore che ne emerge è degna di collocarsi, per il suo aprire alla filosofia futura, tra i grandi del Novecento.

ISBN 9788884834539 pp. 87

Euro 13,00

LUDWIG WITTGENSTEIN - Conversazioni annotate da Oets K. Bouwsma




“Quando un uomo è profondamente convinto di ciò che deve fare, è allora che si può vedere quant’è strano quel che fanno i filosofi”. Forse sta proprio qui, in queste poche parole “autobiografiche”, l’originalità di Ludwig Wittgenstein. Conversazioni annotate da Oets Bouwsma, volume edito da Mimesis e curato da Luigi Perissinotto, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e sicuramente uno dei massimi studiosi italiani del grande pensatore austriaco. Certo, la pubblicazione rappresenta in qualche modo il completamento del percorso di ricerca dell’autore del Tractatus logico-philosophicus, fotografando proprio i suoi ultimi anni di vita. Ma ciò che più incuriosisce, scorrendo le annotazioni di Bouwsma, è la capacità dei testi di riportare non tanto e non solo spunti di riflessione filosofica, quanto di attingere dal modus vivendi proprio un filosofo che non ha mai separato l’attività del pensiero da una rigorosa disciplina etica. Le conversazioni che Bouwsma “registrò” durante quei pochi incontri, avvenuti tra il 1949 e il 1951 prima alla Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York, poi a Oxford, rappresentano diario di bordo per chiunque intenda avvicinarsi a Wittgenstein, perché mostrano il pensatore alle prese con i ferri del mestiere, visto in carne e ossa attraverso gli occhi di un “discepolo”, non analizzato e vivisezionato esclusivamente sotto la lente della produzione accademica. E anche se “non vi è differenza sostanziale tra il Wittgenstein che scrive e quello che conversa” come osserva Perissinotto nella sua introduzione – il volume ci restituisce un riflesso della potenza del suo pensiero nel momento in cui si irradia verso chi ascolta affascinato, nella fattispecie Bouwsma, il quale sembra più impegnato a riportare fedelmente le analisi wittgensteiniane che sostenere un contraddittorio filosofico vero e proprio. Completando il composito mosaico del corpus di opere del genio viennese, Conversazioni inaugura anche una nuova collana di filosofia, Volti, che ospiterà, tra le altre, opere di Deleuze, Severino, Žižek, Derrida, alternando testi inediti, presentati e tradotti in italiano per la prima volta, e ristampe di libri anche fuori catalogo, intendendo così riproporre alcuni strumenti indispensabili per chiunque voglia interrogarsi criticamente sul presente. Attraverso un approccio grafico innovativo la copertina riproduce una foto dell’autore con il viso coperto dal titolo del libro –, la collana propone di fornire una galleria dei più importanti filosofi della scena contemporanea, svelandone “volto” solo alla fine del percorso, all’ultima pagina, quando l’identikit del pensatore “di turno” già stato tracciato nella mente del lettore come riflesso del suo pensiero e della sua opera.

ISBN 888483368X - pp. 85

Euro 12,00

lunedì 7 maggio 2007

GILLES DELEUZE, GEORGES CANGUILHEM - Il significato della vita. Letture del III capitolo dell’ Evoluzione creatrice di Bergson




Qual è il rapporto che intercorre tra il pensiero e la vita? E' possibile rendere conto razionalmente del fatto vitale e contemporaneamente radicare il pensiero nella vita senza fare uso delle lenti deformanti di un pensiero troppo umano, ma senza ricadere in un vitalismo irrazionalista oppure metafisico? Il presente volume, raccogliendo i commenti dell' "Evoluzione creatrice" elaborati da due tra i più importanti filosofi francesi del '900, cerca di fornire le coordinate per una nuova posizione del problema. Questi testi, appartenenti a due diverse congiunture filosofiche, costituiscono una preziosa chiave di lettura del terzo capitolo dell'"Evoluzione creatrice. Il significato della vita", cuore della filosofia bergsoniana e momento fondatore di un singolare sguardo verso la vita del panorama filosofico del secolo scorso.
Chiude il volume una ricca appendice contenente una conferenza inedita di Gilles Deleuze sulla "Teoria delle molteplicità in Bergson" e un saggio critico di Frédéric Worms sul rapporto tra spirito e materia nella filosofia di Bergson,

JACQUES DERRIDA - Il tempo degli addii




“L’avvenire ha una storia? Il tempo e il futuro possano integrarsi in una prospettiva unitaria, dalla quale cercare di comprendere l’uno e l’altro?”. Sono solo alcuni dei quesiti che guidarono Jacques Derrida nell’ultimissima fase della sua vita, durante la stesura de Il tempo degli addii, che a due anni dalla scomparsa del filosofo francese entra a far parte della nuova collana Volti, pubblicata da Mimesis Edizioni e arricchita dall’intervento di Graziella Berto, traduttrice delle opere principali di Derrida e, curatrice dell’introduzione.
Pensato inizialmente come introduzione all’importante testo su Hegel di Catherine Malabou L'avenir de Hegel, il volume ha sviluppato pian piano una sua autonomia, sino a diventare uno degli scritti più significativi della tarda produzione di un autore che ha segnato come pochi altri la scena filosofica contemporanea.
Quando Derrida si affaccia alla fine della sua vita, accorciando le distanze dalla consapevolezza dell’avvicinarsi alla morte, si confronta con un dilemma legato alla coesistenza tra il tempo cronologico e il tempo umano. È una soglia, un punto impossibile in cui il tempo si biforca cambiando di natura: dalla certezza della storia si passa all’apertura della possibilità, dell’incertezza. Il tempo dell’avvenire non continua quello del presente, ma ne segna una discontinuità, una rottura: eppure, col suo potere di revocare costantemente la storia e la storicità, l’avvenire è il tempo più proprio dell’uomo, la dimensione temporale sulla quale dobbiamo scommettere pur non avendo alcuna certezza di un “ritorno” al presente.
In questa riflessione Derrida propone un attraversamento di Heidegger ma soprattutto di Hegel, il cui apporto alla riflessione sul tema della temporalità risulta tanto importante quanto spesso frainteso. Anzi, quello con il pensiero del filosofo tedesco è quasi una resa dei conti, una soluzione finale di un rapporto complesso e sfaccettato che accompagna Derrida fin dall’inizio della sua produzione. Come osserva lo stesso Derrida nella postfazione “Hegel occupa nella mia biblioteca un margino interno? Nemmeno? Visibile, cancellato”.
È come se Derrida volesse, con questa osservazione, indicarci un’ulteriore possibile strada, sotterranea e quasi invisibile, che percorre il suo pensiero, quella di un avvicinamento possibile fra lui e Hegel, una possibilità sempre esplicitamente negata.
Ma il senso di tale operazione non si esaurisce in un riconoscimento al debito con il filosofo tedesco, puntando piuttosto a delineare con questo incontro la consapevolezza di una nuova potenza della riflessione hegeliana, che sia appunto da scrivere all’avvenire del pensiero e non semplicemente alla sua storia.

ISBN 8884834333 - pp. 128
Euro 13,00

MASSIMO DONA' - Il mistero dell'esistere. Arte, verità e insignificanza nella riflessione teorica di René Magritte




In questo volume, Massimo Donà, filosofo che ha sempre diviso i suoi interessi tra l’ambito teoretico e quello estetico, si concentra sull’analisi di una delle figure più rappresentative della produzione artistica del Ventesimo secolo: René Magritte. Un artista belga la cui produzione rappresenta forse una delle icone più significative dell’immaginario contemporaneo. Ma l’autore si concentra qui soprattutto sul ‘pensiero’ di Magritte, mostrando come la qualità teorica degli scritti dell’artista belga non sia affatto inferiore, ma forse addirittura superiore, a quella della sua produzione pittorica.
In questo agile, ma nello stesso tempo intenso volume, si fa dunque vedere come, nella riflessione teorica di Magritte, vengano condotti alle loro estreme conseguenze alcuni nodi speculativi che accompagnano forse da lungo tempo un importante filone del fare artistico occidentale. E si mostra come la sorprendente potenza filosofica di Magritte renda la copiosa quantità dei suoi scritti essenziale interlocutrice di altre grandi voci del secolo appena terminato: da Freud a Merleau-Ponty, da De Chirico a Breton; ponendo il Magritte ‘filosofo’ in stretto ed essenziale rapporto anche con un filosofo della statura di Schopenhauer – che già nell’Ottocento prefigurava alcune delle grandi questioni venute alla luce in tutta la loro effettiva potenza nel secolo cosiddetto ‘breve’.
Insomma un testo che aiuta il lettore a familiarizzare con il senso essenziale di ciò che siamo soliti definire “esperienza estetica”; e dunque con l’enigma costituito per ognuno di noi da un fare assolutamente stra-ordinario come quello dell’arte; ovvero, con le sue magnifiche ma nello stesso tempo essenzialmente ‘incomprensibili’ produzioni. Ovvero con opere che, come sapeva bene Magritte, di tutto parlano, fuorché dei contenuti che purtuttavia esse sembrano comunque impegnate a rappresentare.
Pochi, infatti, come l’artista in questione – e in queste pagine di Donà la cosa viene messa in luce con la massima chiarezza –, sono riusciti a comprendere che la posta in gioco, nella vera produzione artistica, non è mai qualcosa di relativo alla psiche umana (da cui il suo rifiuto di dare alla propria opera un significato psicoanalitico, e dunque la polemica con Breton), o di comunque esplicativo in ordine al senso che il mondo di fatto riveste per ognuna delle nostre vite, ma chiama in causa piuttosto ciò che Magritte stesso definisce il misterioso silenzio del mondo. Ovvero, l’enigma essenziale costituito non tanto questo o quel modo dell’esistere, ma del semplicissimo fatto che qualcosa ‘sia’. Mostrando per ciò stesso come arte e filosofia, in un certo Novecento, formulino da ultimo la stessa inquietante e forse inutile domanda , relativa appunto al “perché qualcosa, piuttosto che niente ?”

ISBN 8884834325 - pp. 150
Euro 13,00

MAURIZIO FERRARIS - Tracce



“All’inizio degli anni Novanta, incominciai a dubitare dell’ermeneutica, cioè a essere scettico sullo scetticismo”. Tale affermazione ironica si legge nella postfazione inedita contenuta nel libro di Maurizio Ferraris Tracce, Nichilismo moderno e postmoderno, edito da Mimesis all’interno della nuova collana di filosofia Volti.
Il testo, pubblicato per la prima volta nel 1983, viene oggi riproposto arricchito da nuove riflessioni sul problema del postmoderno nel pensiero di uno fra i maggiori rappresentanti del panorama filosofico italiano contemporaneo.Filo conduttore di questa raccolta di saggi è il problema del nichilismo inteso, alla maniera di Nietzsche, come la ‘convinzione di non possedere la verità’, ‘la dissoluzione dell’essere nella volontà umana’ , e come punto di partenza per le riflessioni intorno alla ‘crisi della ragione’ e al ‘postmoderno’.
Il periodo preso in esame va dagli anni sessanta agli anni ottanta e gli autori analizzati sono quelli che hanno reso vivace e fecondo il dibattito filosofico in questione: si va da Derrida a Deleuze, da Lyotard a Vattimo. Tutto ruota intorno al problema della molteplicità, della crisi, della decostruzione: nichilismo, differenza e postmoderno sono i termini chiave di questa raccolta di saggi nei quali Ferraris manifesta la necessità di spogliare il pensiero dalle sue pretese di autenticità, di liberare il soggetto dall’esigenza di essere custode e latore di verità inconfutabili, per giungere invece a una visione non dogmatica della realtà.
Sebbene nella succitata postfazione inedita l’autore prenda le distanze dalle sue considerazioni di vent’anni prima, Tracce mantiene inalterata la sua capacità di fornire al lettore una sorta di “quadro d’epoca” della postmodernità, fenomeno che non riguarda solo la filosofia ma coinvolge anche discipline distanti fra loro come l’architettura, l’arte, la politica. Ma sbaglia chi crede che Tracce sia solo un sintomo di una temperie culturale ormai tramontata: il postmoderno è l’orizzonte del pensiero nel quale ancora ci muoviamo, e una testo come quello di Ferraris può fornirci la bussola per un orientamento più consapevole in esso.

ISBN 9788884834317 – pp. 171
Euro 15,00

FRIEDRICH NIETZSCHE - La volontà di potenza



“La volontà di potenza” è tra i testi più celebri di Friedrich Nietzsche, esso rimane però il più travisato, in quanto oggetto di revisioni postume che ne hanno deformato l’idea originaria.
Per le Edizioni Mimesis escono, per la prima volta in Italia, i 372 aforismi con la numerazione voluta dall’autore e con le sue annotazioni.
Correva l’anno 1886 quando Nietzsche annunciò, sulla quarta di copertina di “Al di là del bene e del male”, la successiva pubblicazione di una nuova opera, che lui definiva inizialmente “tentativo di una transvalutazione”. Quell’opera era “La volontà di potenza”. Rinunciando all’uscita del testo che doveva rappresentare la chiusura del cerchio per il pensiero nietzcheiano, l’autore creò un’incompiuta che è rimasta tale fino a oggi. Per la prima volta in Italia, infatti, vengono pubblicati tutti i 372 aforismi che nelle intenzioni di Nietzsche dovevano comporre l’opera.
Non che dalla morte del filosofo tedesco siano mancati i volumi dedicati a “La volontà di potenza”. La prima pubblicazione risale già al 1901, uscendo postuma come XV volume della "Grossoktav-Ausgabe" (Naumann, Leipzig, 1901).
Una seconda edizione venne distribuita nel 1906 a cura di Peter Gast e di Elisabeth Förster-Nietzsche, la sorella del filosofo, nei volumi IX-X della "Taschenausgabe".
Proprio quest’ultimo testo, che ampliava notevolmente la prima versione, ha costituito un punto di riferimento per quasi tutte le edizioni successive.
Da allora tante pubblicazioni sono seguite, nella gran parte dei casi con la pretesa di presentare l'ultima (e definitiva) sintesi sistematica del pensiero di Nietzsche. Un po’ comodamente si è tralasciato di considerare che “La volontà di potenza” non è un’opera di Nietzsche, anche se ne è diventato uno dei titoli più conosciuti.
Non si può dimenticare, infatti, che l’autore, pur considerando il testo concluso, non pensò alla sua pubblicazione senza ulteriori interventi. Tutte le raccolte presentate finora hanno offerto una visione parziale e arbitraria della celebre opera, sostituendosi a Nietszsche nella fase di selezione e composizione finale delle annotazioni. Ma è impossibile prevedere come sarebbe stato il testo definitivo se a determinarne l’elaborazione fosse stato Nietszche stesso.
Ecco perché l’unico modo per restare fedeli alle scelte dell’autore è quello di ancorarsi a ciò che lui ha lasciato. Giorgio Brianese, curatore del volume e professore associato di Filosofia teoretica all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha mantenuto la numerazione posta da Nietszche accanto alle annotazioni, alla quale è stata affiancata quella ormai canonica dell’edizione critica Colli-Montinari.
Da questa inedita raccolta emergono con forza tutti i temi cruciali del pensiero nietszcheiano: la dissoluzione della verità e lo smascheramento delle finzioni della ragione; la morte di Dio e l’avvento del nichilismo; la critica sferzante alla morale e al cristianesimo; il tentativo di far coincidere essere e divenire.
Ancora una volta viene a galla tutta la particolarità della filosofia di Nietszche. Una filosofia diretta, più da leggere che da interpretare. Come scrive Brianese “scrivere su Nietszche può dunque apparire impresa priva di senso (perché, anzi, risulta il più delle volte di una facilità estrema), insensata: meglio prestare ascolto alla sua parola approssimandosi quanto è possibile al suo significato più autentico”.



ISBN 8884834848 - pp. 160
Euro 15,00

venerdì 4 maggio 2007

EMANUELE SEVERINO - La follia dell'angelo




Emanuele Severino è sicuramente uno dei più importanti filosofi della contemporaneità, e la casa editrice Mimesis, attraverso la ripubblicazione della sua opera La follia dell’angelo, a cura di Ines Testoni, nella sua nuova collana di filosofia Volti, ne vuole celebrare l’attualità. È infatti uno dei volti più significativi della filosofia contemporanea quello che si mette a nudo, in una serie di lunghe interviste, in questo libro: attraverso i ventun capitoli de La follia dell’angelo, Severino affronta in modo diretto e personale alcune grandi questioni della contemporaneità, offendo al contempo un’immagine di sé intima, ironica e sorprendente per chi è abituato a vedere in lui solamente il geniale filosofo teoretico autore di capolavori come La struttura originaria e Essenza del nichilismo.
Pur non venendo meno al consueto rigore, Severino accetta in questo volume di confrontarsi con il presente, sfruttando le occasioni fornite dalla quotidianità per sviluppare le sue riflessioni in campo morale, politico, religioso, ma anche per fare numerosi riferimenti alla propria vita, attraverso riferimenti biografici che risultano preziosi per comprendere la complessa personalità dell’autore. Possiamo seguirlo dunque nella rievocazione della genesi del suo pensiero, ricostruendo il suo percorso fino dai suoi inizi, quando pubblica giovanissimo, nel 1948, il suo primo saggio, e possiamo ricostruire in controluce attraverso le sue considerazioni tutto il complesso dibattito culturale italiano dagli anni ‘50 ai giorni nostri. Le sue considerazioni toccano con precisione e levità sia gli autori che ama, Leopardi, Gentile, Heidegger, sia i fatti di cronaca e attualità politica, ricomprendendoli in un acuto quadro dell’oggi, dal quale non sono escluse le sue passioni per la poesia, il teatro e la musica. Il nucleo di fondo è tuttavia strettamente teorico: l’angelo del titolo è infatti quello che Dio ha posto a guardia dell’Eden, condannando l’umanità alla perenne infelicità e incompiutezza. È questa la follia del cristianesimo, contro la quale bisogna combattere, perché comporta la sfiducia nell’uomo e nella sua ragione.
In conclusione, La follia dell’angelo è un ottimo testo sia per chi voglia accostarsi al pensiero di Severino per la prima volta, sia per chi, conquistato dalle sue idee, voglia conoscere più da vicino l’uomo che ci sta dietro.

Autore: Emanuele Severino
A cura di: Ines Testoni

ISBN 9788884834836 - pp. 210
Euro 18,00